In prima analisi si può affermare che:
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maggiore è la percentuale di azioni che un fondo ha in portafoglio e maggiore è il rischio connesso ad un investimento in quel fondo.
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La quantità di azioni contenute in un fondo, però, non è l'unico parametro per misurarne la rischiosità. Questa dipende anche dal mercato in cui si investe e più precisamente:
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Un fondo azionario che investe sul mercato europeo, per esempio, sarà meno rischioso di un fondo azionario che investe nei paesi emergenti (sono quei paesi in via di sviluppo).
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Più è ampio il mercato su cui può investire un fondo e minore sarà il rischio. Ciò è legato alla diversificazione, metodo utilizzato per ridurre il rischio. Un fondo azionario internazionale, ad esempio, sarà meno rischioso di un fondo azionario Italia.
Esistono due tipologie di costi:
La prima riesce ad essere percepita dal cliente poiché se li vede materialmente addebitare alla sottoscrizione del contratto o, in alcuni casi, al momento del disinvestimento. Riguardano:
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le commissioni d'ingresso: sono trattenute direttamente dal capitale investito e vengono calcolate in percentuale sul capitale conferito. Tale percentuale diminuisce con l'aumentare della somma investita.
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le commissioni di uscita: le commissioni di uscita, invece, decrescono percentualmente con l'aumentare della durata dell'investimento.
La seconda invece riguarda quei cosri che non vengono direttamente addebitate, ma vanno a decurtarei il valore della quota e sono:
- commissioni di gestione;
- eventuale commissione d'incentivo (solo se il Fondo rende di più di un determinato indice);
- oneri fiscali
- oneri gestionali attinenti l'attività di gestione (spese da riconoscere alla Banca depositaria; parcelle da riconoscere alla Società di revisione ecc. ecc.).
Quando viene eseguito il calcolo del valore della quota, infatti, dopo aver calcolato il valore dei titoli in portafoglio al fondo, si addebita il Fondo di tutte le spese e poi si divide il risultato per il numero delle quote in circolazione.
Trattamento fiscale
il calcolo delle imposte dovute è effettuato giornalmente ed immediatamente decurtato dal valore della quota. Il valore delle quote pubblicato, infatti, è al netto di tutte le spese e delle imposte che, per le persone fisiche, sono a titolo definitivo. Questo significa che il risparmiatore che disinveste ricava un controvalore pari al numero delle quote moltiplicato il valore della quota del giorno del disinvestimento, senza, peraltro, dover adempiere ad alcun obbligo fiscale.
I proventi conseguiti nell'esercizio di attività di impresa commerciale, al contrario, concorrono a formare il reddito dell'anno fiscale in cui vengono percepiti. Su tali redditi è riconosciuto un credito d'imposta del 15%.
Fondi comuni aperti
Fondo il cui patrimonio varia continuamente per effetto dei riscatti, che provocano una diminuzione del patrimonio, e delle nuove sottoscrizioni, che ne determinano un aumento. In ogni momento i risparmiatori possono acquistare delle quote dalla società di gestione, che provvede a emettere nuove quote, o vendere le quote, che vengono riacquistate dalla società di gestione. Quando si parla genericamente di fondi comuni, si allude sempre a fondi che hanno questa caratteristica.
Fondi comuni chiusi
Fondo il cui patrimonio, e quindi il numero delle quote, è fissato al momento della sua promozione. Eventuali incrementi del patrimonio possono essere effettuati solo con un aumento del capitale sociale. Le quote del fondo possono essere acquistate solo in Borsa. Per quanto riguarda la vendita, se il fondo ha una scadenza, viene liquidato e i guadagni vengono ripartiti fra i sottoscrittori, se non è prevista una scadenza, le quote possono essere vendute solamente in Borsa. Generalmente i fondi chiusi investono in imprese non quotate di piccole e medie dimensioni.